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La forma letteraria perfetta può essere soltanto il racconto, che permette di concentrarsi direttamente sull’essenziale, come fa la poesia” (Jorge Luis Borges)

Non ne scrivo, non ne scrivo, non ne scrivo. E invece eccomi qui a scriverne. Di cosa? Dell’ennesima semplificazione, dell’ennesimo scivolone, dell’ennesima superficialità detta dall’ennesimo giornalista che cade nella trappola della propria inadeguatezza culturale a comprendere le dimensioni del cambiamento in atto nella comunicazione e nella società. Cambiamento di cui Twitter è solo la punta di un iceberg destinato a far affondare i tanti Titanic dell’informazione che non ne comprendono la portata.

Twitter a Michele Serra fa schifo. Opinione rispettabile, forse da qualcuno condivisibile. Senz’altro degna di nota, se fatta dalle pagine di un’importante testata. Da una parte verrebbe da dire “chissenefrega”. Citando lo stesso Serra: per qualcuno Michele Serra sarà un genio, per qualcuno un coglione totale. Ma il mondo continuerà a girare.

Eppure c’è qualcosa di sottilmente ed ironicamente perverso, nel dondolio di quest’Amaca di Michele Serra. Ad essere degno di nota è il fatto che Michele Serra, in fondo, nei 2.000 caratteri della sua rubrica ha lo stesso difetto che  imputa a Twitter con i suoi 140 caratteri: è tranchant. Vede il mondo bianco o nero, e si dimentica (o fa finta di dimenticarsi) che la bellezza è nella complessità. E quindi Twitter gli fa schifo. Ma solo perché non capisce (o fa finta di non capire) che nella sintesi dei 140 caratteri può certo annidarsi il seme della drasticità di giudizio, ma può anche nascondersi l’eleganza della brevità, o meglio – come diceva Calvino – della rapidità. Ma non serve citare Calvino o ricorrere a Borges per evidenziare la superficialità di un giudizio che non può che scontrarsi con la realtà di un mondo che cambia e del quale Twitter esprime solo una parte che non può essere giudicata senza un’analisi del tutto. Perché è vero che Twitter costringe alla sintesi, ma chiunque lo usi sa bene che quella sintesi non è che una porta verso l’approfondimento. Guardare alla porta senza voler vedere ciò a cui essa conduce non è solo essere tranchant. È essere miopi.

La superficialità di giudizio che Michele Serra teme sia il limite di Twitter è in realtà quella che ha lui nella sua analisi. Per usare ancora una volta le parole di Serra, dovessi twittare il concetto direi:

“Per non capire qualcosa, tra #micheleserra e twitter scelgo twitter. Se devo fraintendere, almeno twitter mi fa risparmiare tempo”

Ma avrei semplificato troppo, e quindi alla fine ne ho scritto. Avrei voluto stare nei 2.000 caratteri usati da Serra nella sua Amaca, ho sforato di 600 e scusatemi, ma come diceva Blaise Pascal “ho fatto questa lettera più lunga solo perché non ho avuto tempo di farla più corta“.

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