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Da qualche mese a questa parte i vip italiani sono sbarcati in massa tu Twitter, raccogliendo frotte di follower e collezionando, nella maggior parte dei casi, tante figuracce. C’è Bobo Vieri, che cinguetta alla ex Elisabetta Canalis quanto sia faticoso fare il ballerino a Ballando con le stelle e c’è Rita Dalla Chiesa, che durante la nevicata di Roma si è fatta infinocchiare da un fake di Alemanno che si è offerto di inviarle in soccorso Er Paletta per pulire il vialetto di casa. Ci sono le varie starlette della tv, che accompagnano ai propri tweet scatti civettuoli e c’è Fiorello, un habitué dei Trending Topic italiani che però, a volte, prima si arrabbia e poi sparisce.

E c’è anche Massimo Boldi. Che non sembra proprio avere un buon feeling con l’uccellino blu, almeno a giudicare dal botta e risposta avuto con un utente pochi giorni fa:

Lo scambio di battute tra Boldi e tal Giuseppe non è passato inosservato e in capo a pochissimi minuti è scoppiata la rivolta:

Trenta minuti dopo, #BoldiCapra era già in cima alla lista dei Trending Topic e Cipollino è stato per ore oggetto del dileggio degli utenti:

Non tutti però sono stati al gioco, e qualcuno ha visto in #BoldiCapra un coacervo di volgarità gratuite, poco dissimili dalle esternazioni poco educate dell’attore:

Al di là dell’iniziale provocazione di @sanfra1407, della reazione esagerata di Boldi e della seguente rappresaglia degli utenti, vanno fatte almeno tre considerazioni:

Twitter (il Web in generale) è uno spazio pubblico, e come tale è soggetto alle stesse regole di comportamento che dovremmo osservare anche nel mondo offline. Come nel mondo fisico, insultare le persone è possibile ma scarsamente tollerato. A maggior ragione, se si è un personaggio pubblico si ha automaticamente un riflettore puntato addosso. I Vip che decidono di stare online dovrebbero prima di tutto riconoscere la completa pubblicità di ogni conversazione che avviene sul Web, ed essere coscienti del fatto che ogni loro dichiarazione può essere accessibile da chiunque, con tutte le implicazioni reputazionali del caso. La differenza è che i social media, e Twitter in paricolare, hanno fatto cadere quella barriera tipica dei media Top-Down: se Boldi avesse dato della capra a qualcuno davanti alle telecamere non ci sarebbe stata nessuna immediata reazione da parte del diretto interessato. Twitter, invece, permette un’interazione molto più diretta e veloce: da qui, il fenomeno #BoldiCapra.

– Perdere le staffe sul Web non è bello. Quando un Vip sbrocca su Twitter, o su un altro social media, l’effetto viene amplificato in modo esponenziale, perché ogni tweet di rabbia o frustrazione viene retwittato, commentato e linkato da tutti. Come un proiettile arriva nelle timeline di migliaia di utenti, lasciando a questi ultimi l’arduo compito di contestualizzare e interpretare il motivo di cotanta sbrocca. È il caso di Marta Vicenzi, sindaco di Genova, che dopo aver perso le primarie del Pd (febbraio 2012), si è sfogata su Twitter paragonandosi a Ipazia e attaccando con sarcasmo il proprio avversario.
E qui non stiamo più parlando di Massimo Boldi, ma di un politico con un mandato pubblico che se la sta prendendo con l’universo. Una cosa che, siamo sicuri, la Vincenzi non si sarebbe mai sognata di fare se fosse stata con un microfono in mano. O per lo meno non lo avrebbe fatto in questi termini.

– Non è necessario stare su Twitter. Né su ogni altro social media se non si hanno voglia, tempo e competenze per gestire in modo adeguato questa parte delicatissima della propria identità sociale. I Vip che arrivano su Twitter “perché è di moda” o spinti dal desiderio di comunicare (?) mettono seriamente a rischio la propria reputazione: quando un personaggio pubblico twitta di propria sponte senza avere idea di cosa stia facendo non c’è nessun filtro, nessuna possibilità di smentire, nessun “sono stato frainteso”. Una figuraccia è come un diamante: per sempre.

Lesson Learned: Vi mettereste mai in una piazza a insultare a gran voce i passanti? Non fate online cose che non non fareste nemmeno offline: la nostra presenza sui social media è una propaggine della nostra identità sociale e il Web è uno spazio pubblico, non uno sfogatoio personale. Se decidiamo di stare sul Web accettiamo anche che gli altri possano contestarci: e se pensi di non riuscire a gestire il “te stesso” online… semplicemente non lo fare.

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