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La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia al pagamento di 10 milioni di euro per non avere concesso le frequenze televisive al canale Europa 7, riconoscendo al suo rappresentante legale Francescantonio Di Stefano danni materiali e morali.

Europa 7 aveva ottenuto nel 1999 una concessione televisiva ma le frequenze in questione non sono mai state liberate da Rete 4, rete del gruppo Mediaset, che ha continuato a trasmettere sulle frequenze spettanti ad Europa 7, che non ha potuto così esercitare i propri diritti.

La corte spiega, in una press release, “che le leggi in vigore al tempo mancavano di chiarezza e precisione […]. La Corte ha concluso che le autorità italiane non sono riuscite a mettere in atto una legislazione e un contesto amministrativo adeguati a consentire un effettivo pluralismo mediatico“. L’Italia è stata quindi sostanzialmente condannata per aver violato il diritto alla libertà d’espressione (articolo 10 della Convenzione) e il diritto alla protezione della proprietà privata (articolo 1 del protocollo 1).

Europa 7 aveva richiesto più di due miliardi di euro come compensazione per i danni subiti, ma la corte gli ha riconosciuto 10 milioni, anche perché, come sottolineato dagli avvocati dello Stato, l’emittente aveva già ricevuto un milione di euro nel 2009, come compensazione stabilità dal Consiglio di Stato.

La Corte europea dei diritti umani ha inoltre deciso di non prendere in esame l’accusa rivolta da Francescantonio Di Stefano a Mediaset, secondo cui le leggi emanate e le sentenze successive erano giustificate dalla volontà di favorire Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset.

Gerardo Di Meo
SCRITTO DA Gerardo Di Meo

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