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Viene da pensare che Marchiori  in fondo sia davvero un genio. Per un paio di citazioni in un paper è diventato il “padre dell’algoritmo di google”. Si è reso protagonista di una delle presentazioni più sconclusionate della storia del Web e tutti lo hanno osannato come il grande innovatore italiano (una specie di Sylvester Stallone della matematica). Ha rilasciato in beta un motore di ricerca così malmesso da costringerlo, per fare le ricerche, ad una partnership con un altro motore di ricerca eppure nessuno si è meravigliato. Ha paragonato i suoi utenti a galline che grazie a lui avrebbero imparato a volare …e nessuno lo ha mandato a quel paese. Nemmeno quando dopo aver lanciato Volunia come un motore di ricerca qualcuno ha ipotizzato che in fondo Volunia non fosse proprio un motore di ricerca ci si è chiesti se non ci fosse qualcosa che non andava in tutta la storia.

Ma la cosa più significativa è che dopo essersi reso protagonista di un fallimento dietro l’altro pubblica una lettera nella quale, senza dire nulla di concreto, annuncia che lascerà il suo progetto (dissociandosi da se stesso?).  Naturalmente per colpa di “altri”. Presumibilmente brutti e cattivi. E tutti i giornali la pubblicano pedissequamente, quasi fosse una lettera aperta del Presidente della Repubblica.  Ditemi voi se tutto ciò  non vuol dire essere dei geni della comunicazione.

Ma forse il motivo del successo di Marchiori è un altro. Non è un genio della comunicazione. È piuttosto la metafora perfetta dell’Italia di oggi. Un Paese che in potenza avrebbe risorse straordinarie, ma che in atto fatica a tenere il passo con i tempi. Un Paese che inspiegabilmente molti amano, mentre fa di  tutto per non far niente di buono. Un Paese che non sa fare sistema. Un Paese che o lo si ama o lo si odia, ma che non può lasciare indifferenti (ed infatti tutti ne stiamo parlando). E così Marchiori rappresenta alla perfezione quell’Italia che arranca e fatica, vedendo buone idee dove in realtà ci son solo pastrocchi, e spacciando per rivoluzioni minestre riscaldate. Che tanto nessuno dirà mai che il Re è nudo, perché in fondo un po’ nudi lo siamo tutti. E non è un caso che qualcuno perfidamente paragoni Marchiori  a Schettino, che quando la nave affonda abbandona l’equipaggio e i passeggeri attribuendo colpe a destra e manca, senza voler guardare alle sue responsabilità.

Marchiori e Schettino sono l’Italia di oggi. L’Italia che sbaglia e si autoassolve. L’Italia che assolvendo Marchiori e Schettino assolve se stessa.

Chiunque abbia esperienza d’azienda e di startup sa bene che nessun manager con un minimo di amore per la sua idea (oltre che con un minimo di amor proprio) scriverebbe una lettera come quella che tutti i giornali hanno pubblicato. Eppure Marchiori non riesce a non attirare le simpatie di quanti dicono “bravo, almeno ci ha provato”. Perché in un Paese come il nostro, oggi, provarci è già considerato un risultato. I risultati veri, poi, son secondari. E quindi il fallimento di Marchiori un po’ ci rasserena. Assolvendo Marchiori assolviamo un po’ anche noi stessi. Che se si riesce è perché si è bravi. Altrimenti la colpa è comunque di qualcun altro.

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