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Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti, durante il question time a Montecitorio, rispondendo ad un’interrogazione, ha dichiarato: “non emergono responsabilità, individuali quantomeno dal punto di vista della responsabilità amministrativa”, alla luce delle pronunce dei giudici nazionali e della Corte europea, nell’intricata vicenda processuale che ha portato alla condanna dello Stato italiano al risarcimento di 10 milioni di danni all’emittente Europa 7, per la mancata concessione di licenze televisive. I giudici avrebbero attribuito, secondo il ministro che ha richiamato alcuni passi della sentenza, i danni al quadro normativo non chiaro e non a comportamenti specifici, gravi e dolosi, di rappresentati degli organi ministeriali.

Antonino Lo Presti (FLpTP), onorevole che aveva chiesto al Ministro quali iniziative intendesse promuovere per rivalersi sui responsabili del danno, non ha trovato soddisfacente la risposta di Passera, giudicata di “stampo meramente burocratico”.

L’intricata vicenda giudiziaria, che si trascina dal 1999, ha avuto una svolta nei mesi scorsi, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia. La Corte ha ritenuto, infatti, che le autorità italiane avessero violato il diritto alla protezione della proprietà privata dell’emittente, causandogli un danno considerevole. Non avendo predisponendo un adeguato ordinamento legislativo a tutela e non avendo costretto Rete 4 (gruppo Mediaset) a liberare le frequenze spettanti ad Europa 7, che non ha potuto così esercitare i propri diritti.

La Corte ha ritenuto, inoltre, che “le autorità italiane non sono riuscite a mettere in atto una legislazione e un contesto amministrativo adeguati a consentire un effettivo pluralismo mediatico“. Violando, così, il diritto alla libertà d’espressione.

Le dichiarazioni di Passera arrivano in una fase delicata e di forte conflitto sulle frequenze TV, dopo che lo stesso Ministro ha assegnato i diritti d’uso definitivi delle frequenze Tv per 20 anni.

Gerardo Di Meo
SCRITTO DA Gerardo Di Meo

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