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Tre giorni fa, con la  conferenza stampa di fine anno, Monti è sceso in campo. Anzi, è “salito”, come ama sottolineare con il solito fare professorale (e dimenticando che l’espressione pare sia di Renzi). Ci sarebbe da riflettere sui contenuti di una conferenza stampa che – oltre che essere di fine anno, è stata anche di fine mandato. Sarebbe stato utile riflettere su numeri, dati, fatti, cifre. Tutto ciò non c’è stato, essendo stato invece il discorso del premier totalizzato da una serie di reprimende che – nella sostanza – hanno trasformato la tradizionale conferenza stampa di fine anno in un palco dal quale lanciare la sua candidatura. Una conferenza stampa particolare, quindi, che si è trasformata nel lancio di una campagna elettorale altrettanto particolare, visto che Monti non si rivolge al cittadino, non cerca voti che forse non ha e dei quali ha deciso di non avere bisogno: parla direttamente alle forze politiche.

Si dice disposto, un po’ come facevano i Radicali negli anni ’80,  ad allearsi – in sostanza – con chiunque sposi il suo programma e lo candidi direttamente come premier, senza passare dal via, che sarebbe la cabina elettorale. Che tanto, da  Senatore a Vita, in parlamento c’è già.
In fondo, e questo emerge chiaramente dall’assetto che sta prendendo la sua presenza in rete, è completamente disinteressato al rapporto con gli elettori, consapevole che, con le dinamiche attuali, il loro volere conta – in realtà – quanto il due di coppe quando regna denari.
La via dell’improvvisazione…
Molti hanno rilevato, in questa circostanza, un atteggiamento un po’ pressappochista di Mario Monti (o del suo staff) rispetto alla Rete. Non che manchino i motivi per dirlo. I primi tre giorni sono stati abbastanza significativi. Il sito Internet – salvo la piattaforma utilizzata (un canonico WordPress) – è quanto di più 1.0 si sia visto negli ultimi anni: una cosa che se l’avesse fatta chiunque altro avrebbe gridato vendetta. Il dominio è registrato a nome di una sua collaboratrice (Monti non è citato nemmeno come Admin-C: in sostanza, non è responsabile di quello che appare su quel sito) ed i contenuti consistono esclusivamente in una lettera di presentazione e l’ormai famosa Agenda. Non una parola su chi sia Mario Monti (non sia mai che qualcuno possa permettersi di non saperlo?). Non una parola sul suo operato degli ultimi 13 mesi (non sia mai che qualcuno possa permettersi di chiederne conto?). Altra cosa, piccola ma significativa in epoca di consultazioni (reali o farlocche): i commenti sono disabilitati. Non sia mai che tocchi leggerseli. Non sia mai che possa emergere una buona idea. Non sia mai che tocchi confrontarsi con critiche.
Per non parlare poi del (presunto) account Twitter. Presunto perché non si è capito bene se sia quello da 18.000 follower con tre aggiornamenti o quello da 23.000 ma con un solo aggiornamento e con tanto di bollino di account verificato in violazione della policy di twitter (il che farebbe sperare per l’altro). Costava molto mettere un riferimento all’account ufficiale sul sito?
Solo pressappochismo? 
Analizzare le modalità di comunicazione (politica) del quasi ex Presidente del Consiglio è particolarmente utile per comprendere come intenderà muoversi nei prossimi caldissimi mesi. Le ipotesi possibili, infatti, sono due. La prima è che Monti sia circondato, nella gestione della sua comunicazione online, da incapaci. Cosa che – per vari motivi e per conoscenza diretta – è fuori discussione. La seconda è che l’assetto strumentale e strategico scelto sia testimonianza di uno stile relazionale e metro di una cifra stilistica che probabilmente si espliciteranno meglio nei prossimi giorni. A Monti non interessa il dialogo con il cittadino, i suoi interlocutori sono le altre forze politiche, verso le quali si posizionerà come salvatore della patria, in un dialogo in cui l’elettore potrà  agire solo di sponda. Non sono un caso i continui riferimenti ai “rischi” di un cambio di rotta nella politica di gestione del Paese. Non è un caso la completa, totale, disarmante assenza di orientamento alla rete ed al dialogo di un Monti che – come il Papa – seguono tutti ma non segue nessuno. Non è un caso se la presenza sulla Rete e sui Social Network sia una presenza solo formale. C’è da sperare che il suo staff, nei prossimi giorni, faccia capire al Presidente Monti che l’Open Government non è qualcosa che serve solo per riempire le agende. Altrimenti, delle due ipotesi, il pressappochismo sarebbe stato il male minore.
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