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La “guerra” tra Apple e Amazon sull’utilizzo del termine “app store” per definire lo shop delle rispettive applicazioni, si arricchisce di un nuovo capitolo. All’inizio del mese il colosso dell’e-commerce aveva riportato una parziale vittoria quando il giudice della corte distrettuale di San Francisco, Phyllis Hamilton, aveva archiviato le  accuse di pubblicità sleale avanzate di Cupertino.

Il contenzioso tra le due aziende nasce già qualche anno fa, quando Amazon sollevò la questione relativa all’utilizzo del termine “app-store”. Secondo l’azienda di e-commerce, infatti, tale definizione è troppo generica per potersene arrogare la paternità e a confermarlo sono alcuni documenti presentati da Amazon in cui si attesta che gli stessi CEO Tim Cook e Jobs si rivolgevano alle altre piattaforme di vendita di app, definendoli “app-store”. D’altra parte la Apple, che ha cercato già nel 2008 di depositare il marchio “App-store” senza riuscirvi, anche a seguito delle pressioni esercitate da Microsoft e altre compagnie del settore, dichiara che l’utilizzo da parte di altre aziende e, nel caso specifico, da Amazon, contribuisce a confondere i clienti portandoli su altre piattaforme.

La battaglia va avanti ma prima della discussione in aula, prevista per il 19 agosto 2013,  il giudice Elizabeth Laporte ha ordinato alle due società di cercare di risolvere la faccenda in un incontro preliminare che si terrà il 21 marzo con la partecipazione obbligatoria di tutti i dirigenti delle corrispettive aziende. Nelle disposizioni del giudice è specificato, inoltre, che “Nessun partecipante alla conferenza potrà lasciare la sala prima che la discussione sia finita”.

 

SCRITTO DA redazione

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