Durante l’Estate Twitter e’ stato nuovamente sotto attacco in Gran Bretagna. Ho già parlato diverse volte di come le autorità stiano usando il pugno duro qui con chi azzarda commenti minacciosi o troppo offensivi. Ho già parlato in passato dei casi di Matthew Woods, arrestato per aver fatto delle deprecabili battute su una bambina scomparsa, e Alazhar Ahmed, condannato ai lavori forzati per aver insultato i soldati inglesi morti in Afghanistan. Una storia che oltre che suscitare risentimento nei confronti dei diretti interessati, aveva anche fatto gridare alla censura.
Questa volta, invece, a finire nel mirino dei troll e’ stata un’attivista femminista, Caroline Criado-Perez, colpevole di aver portato avanti una campagna per far si che dalle banconote inglesi non sparissero le donne. Se c’e’ una lezione che ogni uomo dovrebbe aver imparato nella vita e’ quella di non mettersi mai contro una donna, specialmente se femminista. Non solo perchè hanno ragione, ma anche perché non si arrendono mai. Contrariamente agli uomini, le femministe portano avanti fino alla fine anche quelle cause che a noi potrebbero sembrare perse ormai da anni. E invece Caroline vince la sua battaglia per continuare ad avere donne rappresentate sulle banconote, ma questo causa l’ira del cretino di turno. Cretini a dir la verità. Caroline rilascia diverse interviste in cui dichiara di essere stata ripetutamente minacciata da diversi individui e di non sentirsi piu sicura in casa sua, di vivere una vita di terrore. Al suo fianco si schiera anche Stella Creasy, parlamentare del partito laburista, ma questo non ferma i troll, anzi. Gli insulti aumentano e raggiungono anche Miss Creasy, e la polemica insorge. Internet non e’ un posto sicuro, Twitter e’ dominata dai troll, bisogna fare qualcosa . Oltre 60.000 persone firmano una petizione per chiedere a Twitter di prendere provvedimenti contro il crescente fenomeno, ed e’ cosi che viene deciso di introdurre il pulsante “report abuse” .
Ma questo non basta. Bisogna fare giustizia. E cosi il “Daily Mail”, nota testata conservatrice, non preoccupandosi del fatto che la parlamentare presa di mira fosse di orientamento politico diverso, e cosi anche la Criado-Perez, decide di iniziare la sua battaglia. Indaga e stana alcuni dei responsabili delle peggiori minacce e li denuncia sia alla polizia che all’opinione pubblica. I mostri vengono cosi sbattuti in prima pagina, analizzati dal punto di vista psicologico, ne vengono dati nomi e cognomi e posti di lavoro. L’inchiesta procede con un tono a meta’ strada tra “Cronaca Vera” e i peggiori moralizzatori, riportando addirittura i tweet, piuttosto innocui in certi casi, e le scuse degli autori. Scuse che pero non bastano per evitare che le loro foto vengano diffuse dal giornale e additandoli come pervertiti, deviati e sociopatici.
L’articolo 127 del Communication Act parla chiaro: chiunque si faccia colpevole di insultare, offendere o minacciare a mezzo elettronico un altro utente, rischia fino a 6 mesi di detenzione. La legge scritta nel 2003 si riferisce piu che altro ad sms ed e-mail, ma anche a telefonate. Sicuramente non aveva previsto l’avvento di una piattaforma che permetta a chiunque di comunicare con chiunque, senza necessariamente doverne conoscere un identificativo (numero di telefono o indirizzo).
Ora come ora sembra irrealistico procedere contro tutti i troll della rete, anche perche presto inizieranno a porsi problemi di carattere internazionale nel caso in cui i tweet offensivi arrivino da altri paesi. “Nell’ultimo anno, piu di 3000 individui sono stati perseguiti dalla legge solamente in Gran Bretagna grazie all’articolo 127, ma solamente pochi di questi erano effettivamente dei troll”, denuncia il Daily Mail.
Ma allora come difendersi? Qualcuno si sta chiedendo se in Gran Bretagna non si stia avendo la mano troppo pesante. Dopotutto, in nessun altro paese al mondo accade qualcosa di simile, almeno che io ne sia a conoscenza. Qui si sta rischiando seriamente di mettere in discussione la libertà di espressione online, anche perché a volte è troppo facile finire nel tunnel di ciò che e’ morale e ciò che non lo e’, e a chi spetti il diritto di definirlo.
Su questo mi piacerebbe sentire quante più opinioni possibili, ma la mia idea rimane sempre la stessa, e cioè che sia necessario iniziare ad educare all’utilizzo di internet, fin da bambini. Il male e’ sempre meglio prevenirlo che curarlo e siamo ad un punto nel quale e’ quasi ormai troppo tardi per tornare indietro. Esistono centinaia di corsi di aggiornamento all’utilizzo della rete per professionisti, ma quando il problema non e’ piu generare profitto, a chi interessa di educare all’utilizzo di Internet? Serve una responsabilizzazione diretta delle persone, e le persone le si responsabilizza esclusivamente portandole a conoscenza dei fatti. Quindi cosa stiamo aspettando?