Dopo anni di trend negativi, il Mezzogiorno torna a crescere. Una vera e propria sorpresa che vede segnali di vitalità dal sistema imprenditoriale del Sud nel secondo trimestre dell’anno. Tra aprile e giugno, infatti, il Registro delle imprese delle Camere di Commercio ha fatto registrare un incremento di 38mila unità, di cui 14.500 (il 38,1%) residenti al Sud. Un risultato che evidenzia come dal 2008 ad oggi la quota del saldo nazionale delle aziende del Sud è passata dal 29% al 38,1% del secondo trimestre di quest’anno.
Questo quanto emerge da una recente analisi condotta da Unioncamere – InfoCamere. I dati ottenuti mostrano un Sud più dinamico, con un tasso di crescita pari allo +0,73% negli ultimi due anni, contro lo 0,63% della media nazionale.
“Gli italiani continuano a credere nell’impresa – commenta il Presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello – e questo ci spinge a continuare a lavorare per rendere sempre più semplice, rapida e diffusa la scelta di creare un’attività. Anche i nostri dati, dopo quelli di ISTAT e Banca d’Italia, indicano segnali di vitalità’ da parte del Mezzogiorno. Queste energie vanno valorizzate, promosse e sostenute costruendo un ambiente favorevole per chi vuol fare impresa in Italia“.
Il Mezzogiorno migliora la propria performance rispetto al 2015. Contrariamente, le restanti macro-aree geografiche (Nord-Ovest) evidenziano una stabilità o un leggero indebolimento del tasso di crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Alla fine di giugno, infatti, le imprese iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio ammontavano a 6.070.045 unità, delle quali 2.006.106 (esattamente un terzo del totale) localizzate nella circoscrizione Sud e Isole.
In termini assoluti la regione con il miglior bilancio all’attivo è la Lombardia (5.759 imprese), seguita da Lazio (5.016), Campania (3.884), Sicilia (3.302) e Puglia (3.096). In termini percentuali, invece, la regione più dinamica è stata il Molise (+1,09% la crescita della base imprenditoriale), seguita da Basilicata (+1,06), Puglia (+0,82), Calabria (+0,81) e Lazio (+0,79).
Il settore che sembra aver registrato il saldo più consistente è quello del commercio (+8.924 imprese nel trimestre), seguito dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+6.052), agricoltura (+5.007), costruzioni (+3.055) e servizi alle imprese (+3.008).
In termini di forma giuridica societaria, la metà del saldo complessivo italiano è costituito da società di capitali (19.259 imprese in più, il 50,6% di tutto l’incremento registrato nel periodo), seguito dal saldo delle imprese individuali (+17.044 unità, per un tasso di crescita dello 0,53%, identico a quello dell’anno precedente), mentre rallenta lievemente quello delle forme cooperative e dei consorzi (+0,64 contro +0,82%), cresciute di 1.338 unità.
Per quanto concerne l’occupazione dipendente, i settori che sembrano aver creato più posti di lavoro sono stati i servizi alle imprese (188mila unità in più), i trasporti e magazzinaggio (+156mila) e la sanità e assistenza sociale (+132mila). All’opposto, le contrazioni più sensibili si registrano nelle costruzioni (358mila occupati dipendenti in meno), nell’industria manifatturiera (-155mila) e nelle attività artistiche e sportive (-53mila).
Le imprese del Mezzogiorno, grazie ad una crescita di oltre 12mila addetti, hanno contrastato la riduzione dei posti di lavoro in agricoltura (diminuiti complessivamente di quasi 4mila unità in cinque anni).