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I dati sono il nuovo petrolio“. Quanto questa frase è risuonata da un convegno ad una dichiarazione ad una affermazione di intervista fino quasi a diventare aforisma attribuibile a molteplici autori? Eppure, nonostante si sia compreso da tempo quanto i dati possano rappresentare una risorsa fondamentale per l’economia in generale e quanto sia molto più facile di un tempo oggi raccoglierli ed elaborarli grazie al digitale, ancora troppo poco si fa ricorso a questi nei processi decisionali.

In un recente articolo, pubblicato su EPJ Data Science, i ricercatori della University of Notre Dame hanno presentato un modello predittivo, basato su machine learning, che consente alle organizzazioni di quantificare il ROI della data-driven governance, ovvero di una gestione basata sui dati. Gestione che in pochi purtroppo fanno propria.

Ma se abbiamo affermato con assoluta certezza che i dati sono il nuovo petrolio e se i dati sono diventati talmente tanti in volume, velocità di produzione e tipologia da avere sopra l’etichetta di big data, perché non sono considerati come dovrebbero? Quali sono i limiti? E soprattutto sono limiti di natura tecnologica o culturale? Ed è proprio rispondendo con la seconda opzione a quest’ultima domanda che Engineering e Tech Economy hanno deciso di sviluppare un nuovo progetto editoriale, Ingenium.

Il nuovo magazine, spin off di Tech Economy, sarà interamente dedicato al tema della cultura del dato e finalizzato ad accompagnare chi legge in un percorso di conoscenza e approfondimento dei temi centrali connessi al dato e alla sua gestione. Un percorso da seguire informandosi, confrontandosi, contaminandosi reciprocamente tramite la condivisione di esperienze di successo che accompagnano la digital transformation a partire dalla valorizzazione dei dati e quindi dell’informazione e della conoscenza.

Innovazione e trasformazione digitale, concetti e temi di cui tanto (troppo) si parla oggi, nulla potrebbero se non ci si basasse sulla necessità di gestire dati per creare informazione e generare conoscenza”. Così presenta Ingenium Stefano Epifani, direttore di TechEconomy e ideatore di questo nuovo progetto editoriale. “L’innovazione – continua – parte dalla nostra capacità di analizzare processi, mercati, tendenze e persone. Parte dalla nostra capacità di leggere il contesto e comprenderne la direzione. Parte talvolta dalla capacità di anticipare il cambiamento. E per anticipare il cambiamento servono dati, informazioni, conoscenza”.

Concetta Lattanzio, Direttore Comunicazione e Immagine Aziendale, commenta così questa nuova iniziativa: “Da monografia cartacea a web magazine, dopo 16 anni torna Ingenium, la nostra storica rivista aziendale. Cambia lo strumento e cambia il canale distributivo, ma oggi come allora Engineering non solo fa innovazione e contribuisce a costruire il futuro, ma vuole anche informare e stimolare il dibattito sui temi più attuali della digital transformation.

Con Ingenium partiremo dalla cultura del dato per costruire, insieme a chi sceglierà di accompagnarci, un viaggio che ha come meta la conoscenza. Quella che, come scrive Stephen Hawking, ha come più grande nemico non tanto l’ignoranza ma l’illusione del sapere.

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