
Un nuovo ingresso ad arricchire il grande network di partner della Fondazione per la Sostenibilità Digitale: quello di CAST, pioniere e leader nella Software Intelligence. A spiegare nel dettaglio, in questa intervista, cosa sia la Software Intelligence, quali relazioni questo tema ha con la sostenibilità, e le motivazioni che hanno spinto la sua azienda a intraprendere questa nuova partnership, è Massimo Crubellati, Senior Vice President e Country Manager di CAST: laureato nel 1990 in Scienze dell’Informazione all’Università degli Studi di Milano, dopo esperienze in primari system integrator in Italia e all’estero ha maturato, nei suoi 15 anni di attività in CAST, una vasta esperienza nella costruzione di soluzioni di Software Intelligence a supporto della governance delle organizzazioni ICT e delle R&D software. A partire dal 2015 ha guidato in CAST la sperimentazione e poi l’implementazione del primo standard di misurazione della Sostenibilità Digitale, norma emessa dall’Object Management Group ora in approvazione ISO (ISO 5055-3), che permette di certificare l’efficienza emissiva, computare il target di riduzione GHG, stabilire le azioni dei piani di riduzione e stimare il costo per la loro implementazione. In quest’ottica, per dare un contributo fattivo, ha portato CAST ad entrare nella Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Software Intelligence: misurare la sostenibilità del digitale
“La Software Intelligence non è altro che un insieme di standard, metodologie e strumenti per misurare gli asset digitali, identificandone le caratteristiche che hanno un impatto tanto sui rischi di business di un’azienda quanto sulle potenziali opportunità”: in questo contesto, come spiegato da Massimo Crubellati, la sostenibilità, e dunque la sostenibilità digitale, ha ormai da tempo un ruolo di grande importanza. “Da qualche anno, la sostenibilità è diventato uno dei KPI che fanno parte della Software Intelligence. L’obiettivo, chiaramente, è sempre quello di misurare gli asset per arrivare a delle azioni di mitigazione del rischio da parte di un’organizzazione; in generale, si parla sostanzialmente di mitigazione dei rischi IT, ma nel caso della sostenibilità c’è una grande differenza: qui, infatti, il rischio non è soltanto IT, ma è aziendale e a 360 gradi. Il KPI di sostenibilità è quindi di fatto un KPI di business, anche se misurato sugli asset digitali”.
A rappresentare il centro del lavoro di CAST è quindi la misurazione della sostenibilità del digitale: tutte quelle azioni necessarie a comprendere se gli asset digitali, oggi cruciali per il funzionamento di un’azienda, siano o meno di per sé sostenibili, non solo dal punto di vista ambientale. “I temi ambientali hanno certamente un’importanza prioritaria, perché la supply chain software ha su di essi delle ricadute molto evidenti: un software che genera il doppio delle emissioni di CO2 che dovrebbe emettere per fare un certo lavoro è ovviamente un problema di sostenibilità ambientale. In realtà, però, la misurazione degli asset digitali all’interno della loro catena di gestione impatta anche su degli aspetti di natura sociale, dalle risorse che fanno parte di un’organizzazione IT alla gestione dei fornitori. Insomma, la sostenibilità digitale è oggi un elemento molto importante per il nostro lavoro, soprattutto perché è uno dei pochi aspetti puramente IT che è diventato un aspetto di business a tutti gli effetti. Questo sta trasformando il nostro approccio alla misurazione, portandoci a parlare con persone che non fanno parte dell’IT, ma che capiscono bene che l’IT rappresenta oggi uno dei driver principali, in particolare in certe tipologie di aziende, per ottenere la sostenibilità”.
Dal digitale sostenibile alla Sostenibilità Digitale
“Il nostro approccio è dunque quello di aiutare le organizzazioni IT, e per esteso l’intera corporate, a comprendere a che punto sono e dove possono andare in termini di riduzione delle emissioni di CO2, sempre in ambito IT”, ha sottolineato Massimo Crubellati, per spiegare in che modo il lavoro di CAST può contribuire a supportare le aziende nelle sfide della sostenibilità digitale. “Riusciamo quindi a misurare end-to-end quanto un’azienda sia consapevole della propria sostenibilità o insostenibilità dal punto di vista IT, portandola dalla mancanza di consapevolezza all’instaurare un processo di miglioramento continuo”.
Per fare questo è però importante da una parte aumentare la consapevolezza collettiva, e dall’altra disporre di metodologie e strumenti specifici: ed è questo, come spiegato ancora da Massimo Crubellati, il motivo che ha portato CAST ad entrare a far parte del più qualificato network di aziende impegnate, insieme alla Fondazione, nel campo della sostenibilità digitale. “Abbiamo deciso di entrare nella Fondazione per la Sostenibilità Digitale per partecipare alla realizzazione di quelle iniziative finalizzate alla costruzione di awarness, e soprattutto per poter dare il nostro contributo, per coloro che ne sono interessati, nella creazione di standard, metodologie e strumenti specifici per la misurazione della sostenibilità in ambito IT: un tema che, ancora oggi, non è così noto. Il nostro obiettivo, poi, è quello di portare anche al di fuori di questa community un messaggio molto importante, ovvero che se l’IT è di per sé un motore fondamentale per rendere sostenibile un’azienda, è allo stesso tempo essenziale capire se questo ‘motore digitale’ rappresenti o meno un elemento turbativo per la sostenibilità, ambientale e non solo”.