
Un inventore e un imprenditore hanno reso popolare uno strumento di scrittura che oggi consideriamo banale e obsoleto rispetto ai nostri touch screen. Ma questo ha permesso la scolarizzazione di massa e la diffusione della cultura, elementi indispensabili per partecipare al cammino verso la sostenibilità
Un secolo fa, il semplice atto di scrivere – anche solo per prendere appunti – richiedeva ancora una certa dose di pazienza, abilità, e una buona scorta di inchiostro. Le penne stilografiche, sebbene eleganti, avevano un talento speciale nel creare disastri: inchiostro che colava ovunque, punte che si otturavano, a volte esplosive eruzioni nere o blu, su un documento importante o direttamente nel taschino della camicia migliore. Per chi non se le poteva permettere, c’era ancora la penna d’oca e il calamaio, per i più fortunati un pennino metallico in cima a una bacchetta. E poi, un contratto o un pensiero destinato a durare nei secoli, non potevi certo scriverli a matita. Dopo ogni cimento creativo con quegli strumenti, le mani degli scolari – ma anche degli adulti – sembravano uscite da una battaglia contro una piovra caricata a inchiostro.
Era un’epoca in cui la scrittura non era esattamente sinonimo di praticità, tantomeno di diffusione popolare. Poi, un giorno, un giornalista ungherese di nome László Bíró decise che era ora di cambiare le regole del gioco.
László Bíró: un lampo di genio
László Bíró non era solo un giornalista, ma anche un inventore. Anzi, un figlio d’arte: nato gravemente sottopeso, fu salvato dalla madre che pensò bene di inventarsi al volo un prototipo di incubatrice ficcando il pupo in una scatola da scarpe foderata di cotone e piazzandoci sopra una lampada.
Sopravvissuto, uomo con una mente curiosa e un occhio attento ai dettagli, Bíró decise di diventare, nell’ordine, medico, ipnotista, pittore, scrittore, critico d’arte, corridore automobilistico, agente di borsa. Dopo varie vicissitudini, approdò alla carriera più difficile: quella di giornalista. Si trovava spesso a dover prendere appunti in fretta e anche lui trovava che le penne stilografiche dell’epoca non fossero proprio ideali per il compito. Un giorno, mentre osservava il lavoro in tipografia, Bíró notò che l’inchiostro usato per stampare i giornali si asciugava rapidamente senza sbavature. Questo gli fece scattare un’idea: perché non creare una penna che utilizzasse un inchiostro simile?
Bíró iniziò a lavorare su questa idea con il fratello György, che era un chimico. L’inchiostro fu messo a punto, ma come applicarlo? Mica ci si poteva portare dietro una rotativa. Pare che l’ispirazione sia nata osservando bambini che giocavano con le biglie di vetro per strada. Passando attraverso una pozzanghera, una di queste proseguì la sua strada all’asciutto lasciandosi dietro una scia fangosa. Mhhh…
Così, i due fratelli svilupparono una penna che utilizzava una piccola sfera rotante all’estremità per trasferire l’inchiostro dalla penna alla carta. L’inchiostro, denso e viscoso, veniva rilasciato in modo uniforme dalla sfera, evitando sbavature e asciugandosi rapidamente. Nel 1938, i due fratelli ottennero il brevetto per la loro invenzione, dando vita alla prima penna a sfera, o “biro”, come venne chiamata in onore del suo inventore.
Questa pallina rotante rappresentava un cambiamento radicale nel modo di scrivere: niente più pennini intinti nell’inchiostro, niente più macchie sulle dita. Ma, come spesso accade con le invenzioni, il successo commerciale non era garantito. Bíró era un genio, ma non un uomo d’affari, e la sua penna a sfera aveva bisogno di qualcuno che sapesse come portarla al grande pubblico.
Il Barone Bich: l’imprenditore visionario
E qui entra in scena Marcel Bich. Nome francese ma nato a Torino e discendente del sindaco di Aosta fatto barone da Re Carlo Alberto, Marcel ne ereditò il titolo. Voleva fare l’ingegnere ma non riuscì neppure a frequentare l’università. Aspirante imprenditore, mise in piedi una ditta produttrice di pennini ed era convinto – a ragione – di saper riconoscere un’opportunità quando la vedeva: il barone Bich aveva individuato nella penna a sfera il potenziale per qualcosa di molto più grande.
Dopo due anni di lavoro (e, per dirla tutta, dopo il furto dell’idea originale di Bíró) Bich mise in vendita la prima penna a sfera.
Ecco a voi, la rivoluzionaria Bic Cristal!
A dire il vero, il fallito ingegnere / inventore / imprenditore iniziò a lavorare su una versione migliorata e più economica della penna.
Prima di tutto, Bich rese esagonale la sezione dell’involucro, permettendo così di impugnarla saldamente e di non vederla rotolare giù dai banchi di scuola, che fino a qualche decina d’anni fa erano misteriosamente inclinati. Poi, introdusse un minuscolo forellino nel serbatoio che permetteva di equilibrare la pressione interna ed esterna e di far scendere l’inchiostro in modo uniforme. Diede la giusta viscosità all’inchiostro e pensò bene di usare il polistirene trasparente per realizzare involucro e serbatoio, in modo da permettere di verificare il livello dell’inchiostro a colpo d’occhio.
Infine, per ottenere un flusso uniforme di inchiostro sulla carta, fece realizzare strumenti di precisione per la produzione della punta e della pallina (in nichel e ottone) che garantivano imperfezioni al di sotto dei 5 millesimi di millimetro.
Ma Bich sapeva che, per avere successo, la penna doveva essere accessibile a tutti, non solo ai ricchi o ai professionisti. Dopo anni di perfezionamenti, nel 1950 lanciò la “Bic Cristal”, una penna a sfera semplice, economica e incredibilmente efficace. Con un prezzo così basso che chiunque poteva permettersela, la Bic Cristal divenne rapidamente un successo mondiale: era una penna che funzionava sempre, ovunque, e per tutti.
Un’ultima caratteristica della penna – che forse nemmeno Bich in persona avrebbe potuto immaginare ma che scoprirono subito gli scolari più turbolenti – era che, se si sfilavano il tappino posteriore e il serbatoio dall’involucro esagonale, si otteneva una micidiale cerbottana. Questa, se opportunamente caricata a chicchi di riso, permetteva di trasformare le aule scolastiche in spaventosi campi di battaglia.
Grazie alla sua invenzione, Marcel Bich trasformò una piccola penna in un colosso globale. La Bic Cristal divenne lo strumento di scrittura più venduto al mondo, e Bich accumulò una fortuna considerevole. Ma non era solo una questione di soldi: la Bic Cristal aveva democratizzato la scrittura, rendendola accessibile a milioni di persone in tutto il mondo.
Nel frattempo, Bíró, dopo una serie inenarrabile di disavventure finanziarie, aveva ceduto i diritti della sua invenzione alla Biro Patente del banchiere svizzero H.G. Martin. Questi, accortosi del plagio, non si fece scrupolo di portare il barone in tribunale. Certo di perdere, Bich partì per Zurigo e si accordò con il banchiere per sistemare i diritti brevettuali col versamento di 100 milioni di franchi in due anni. Tanto, solo in Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, aveva già avuto un utile di 1200 miliardi di franchi per la commercializzazione della Bic Cristal…
L’impatto della penna a sfera sulla società
Prima della penna a sfera, scrivere era un’attività che richiedeva pazienza, abilità e, spesso, un bel po’ di soldi. Per la prima volta, milioni di persone poterono scrivere con facilità, senza preoccuparsi di macchie d’inchiostro o penne che smettevano di funzionare a metà frase.
La penna a sfera non solo rese la scrittura più accessibile, ma contribuì anche alla diffusione della cultura scritta. Anche i testi destinati ad essere poi stampati su libri, riviste e giornali divennero più facili da scrivere, favorendo l’alfabetizzazione di massa e l’apprendimento. Anche prendere appunti divenne più semplice e immediato, aiutando la memoria, lo studio e l’insegnamento; contribuendo così alla crescita globale della conoscenza e della cultura.
La penna a sfera divenne uno strumento fondamentale nelle scuole, negli uffici e nelle case di tutto il mondo. Era economica, pratica e affidabile, e per molti anni rappresentò l’unico mezzo di scrittura disponibile per la maggior parte delle persone.
Dal fuoco alla Bic: l’evoluzione degli strumenti
Pensando ai grandi cambiamenti tecnologici che hanno plasmato la nostra storia, spesso ci concentriamo su invenzioni come l’elettricità, il motore a scoppio o internet. Tuttavia, strumenti semplici come la penna a sfera hanno avuto un impatto altrettanto profondo sul nostro modo di vivere.
L’umanità ha sempre cercato di catturare e usare l’energia del mondo che la circonda, dai tempi del fuoco e dei mulini a vento fino alle invenzioni di Leonardo da Vinci, che immaginava macchine per volare e strumenti per migliorare la vita quotidiana. La penna a sfera è un esempio perfetto di come un piccolo cambiamento tecnologico possa avere enormi ripercussioni sulla società.
Come il fuoco ha permesso all’umanità di evolversi, la penna a sfera ha permesso alla conoscenza di diffondersi, abbattendo barriere economiche e sociali. E proprio come la penna a sfera ha democratizzato la scrittura, altre tecnologie moderne possono democratizzare l’accesso alle risorse e all’energia, rendendo possibile un futuro più sostenibile.
Un minuscolo strumento guida una rivoluzione
Oggi, mentre ci divertiamo a digitare sui nostri touch screen, a lamentarci delle tastiere virtuali e a scandire ordini ad Alexa, la vecchia e fedele penna a sfera potrebbe sembrare superata. Ma è grazie a lei se miliardi di persone hanno potuto imparare a scrivere, prendere appunti e firmare contratti senza dover fare i conti con una macchia d’inchiostro sulla camicia. Ha letteralmente messo la penna in mano a tutto il mondo. E queste mani hanno sviluppato cervelli in grado di comprendere e farsi parte attiva nella sfida per la sostenibilità.
E mentre pensiamo al futuro, fatto di pannelli solari, auto elettriche e intelligenza artificiale, ricordiamoci che il progresso spesso nasce da piccole invenzioni come la penna a sfera, capaci di cambiare il corso della storia. Perché, in fondo, la sostenibilità non si costruisce solo con grandi gesti, ma anche con le piccole cose che ci semplificano la vita, l’apprendimento e la diffusione delle idee, proprio come ha fatto la penna a sfera. Chi l’avrebbe mai detto che una piccola biglia di vetro che rotola nel fango potesse scrivere un pezzo così importante della nostra storia?