ImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImageImage

È quella robina lì. Quella fotina o immaginetta che comparirà in capo alla vostra pagina di Twitter, o su Facebook. E poi vi perseguiterà, perché si materializzerà anche di lato in tutte le chat, i dm di Twitter. Dove ci sarete voi, sbucherà anche lui: il vostro avatar, ovvero il “te stesso” che sarà la vostra immagine su internet.
Si vede di tutto, negli avatar: personaggi dei fumetti, immagini di bimbi sorridenti anche se il proprietario ormai ha superato abbondantemente la soglia degli anta, divi del cinema, Simpson e foto “simpsonizzate”, maliarde che sembrano uscite da un calendario, pose da top model o autoscatti al mare imbarazzanti. Finché uno usa i social network solo per diletto personale, e quindi non sono per lui uno strumento di lavoro, va bene tutto: in fondo è un gioco e persino la foto più orribile può risultare simpaticamente goffa. Se però poi il vostro profilo può essere letto anche da colleghi, capi ufficio, clienti e altro, prima di scegliere l’avatar è bene fare un paio di considerazioni.

  1. No al modello “epigrafe funebre
    Ok, volete dare l’idea che siete seri ed affidabili e sobri. Ma per farlo non serve che scegliate la foto di risulta della carta d’identità, quella in cui nemmeno il doganiere vi riconoscerebbe, tanto il sorriso è tirato e l’occhio da pesce lesso. Altrimenti l’effetto lapide quando uno apre la vostra pagina è assicurato. Investite due euro e, se proprio non avete un amico che vi ha scattato una foto decente in tanti anni di frequentazione, fatevene fare una da un fotografo.
  2. No alla foto di coppia
    È la vostra pagina di Facebook, santa pazienza! Mariti/mogli/compagni e amanti si facciano la pagina loro con la loro foto. La foto di coppia nell’avatar comunica insicurezza: o voi volete dimostrare a tutti i costi che siete stati in grado di trovarvi un compagno (e quindi siete fondamentalmente molto insicuri ed ansiosi) o ne avete trovato uno tanto geloso che vi impone di segnalare subito la sua esistenza, e quindi tendenzialmente siete uno/a che accetta tutto, anche un rompiballe, pur di non rimanere solo. Esistono la voci “fidanzato” “sposato” etc. nel menù di Facebook: per segnalare che siete felicemente impegnati con qualcuno bastano quelle. Se invece la vostra dolce metà vi impone di inserirlo/a nella foto del vostro avatar dimostra una patologica mania di controllo, e il possibile datore di lavoro già si domanda quante grane pianterà la prima volta che vi viene proposto un viaggio o un periodo lontano da casa. Pessima impressione, insomma.
  3. No alla foto da maliarda (o maliardo)
    Soprattutto se ritoccata pesantemente con Photoshop.
    Tanto poi vi vedono dal vero. Per le donne, no alla posa da calendario sexy. Tenete conto che è il vostro biglietto da visita, non è il caso di farvi vedere subito in bikini o in mutande. A meno che non aspiriate a lavori che lo prevedano. Nel qual caso, ok.
  4. No alla foto sciatta e a quella troppo patinata
    La foto sciatta non comunica, come credete voi, che ve ne fregate delle apparenze, ma solo che non sapete scattare o scegliere una foto ben fatta; quindi lasciate stare quelle sfocate, scentrate o semplicemente brutte. Se vi piacciono mettetele in qualche album. Allo stesso modo, no alle foto troppo professionali, a meno che non siate un modello/modella o uno che lavora nello spettacolo. Una foto “decente” e normale, o sembrerete uno che si candida perpetuamente ad entrare al Grande Fratello.
  5. No alla foto presa mentre eravate alla festa di carnevale/laurea/Halloween completamente sbronzi e travestiti da Harry Potter.
  6. No alla foto del divo del cinema preferito
    Rassegnatevi, non siete e non sarete mai Audrey Hepburn o Johnny Depp.
  7. No alle foto da neonato
    Siete cresciuti, nel frattempo, fatevene una ragione.
  8. Sì alla caricatura, se ben fatta, magari da un amico disegnatore.
  9. Sì all’autoscatto, soprattutto se l’espressione viene sveglia e spiritosa.
  10. Sì alla foto “simpsonizzata”
    E’ simpatica. Può essere che non piaccia a qualche possibile datore di lavoro, ok. Ma voi andreste mai a lavorare per uno che detesta i Simpson?
©2025 Fondazione per la sostenibilità digitale

Tech Economy 2030 è una testata giornalistica registrata. Registrazione al tribunale di Roma nr. 147 del 20 Luglio 2021

Powered by DTILab  - Designed by Fattoria Creativa - Developed by EHT