La Camera ha approvato la conversione in legge del decreto sull’editoria, che introduce le nuove norme: sulla vendita di quotidiani e periodici, sulle cooperative giornalistiche e sui finanziamenti pubblici alla stampa. Le nuove norme sono state approvate con 454 voti a favore, 22 contrari (Idv e minoranze linguistiche) e 15 astensioni.
Il testo introduce novità rilevanti anche per quanto riguarda l’advertising online che entra nel Sistema integrato di comunicazioni (SIC), utilizzato per calcolare il valore complessivo delle attività di comunicazione; al fine di determinare eventuali posizioni dominanti sul mercato, definite come una quota superiore al 20% del mercato. Introdotto, inoltre, l’obbligo di iscrizione nel registro degli operatori di comunicazione per le concessionarie di pubblicità web.
Molte le differenze nel testo approvato rispetto a quello presentato dal governo, che intendeva modificare profondamente, e rendere più selettivi, i requisiti necessari per accedere ai finanziamenti pubblici. Il principale criterio adottato riguarda l’introduzione di una maggiore correlazione tra contributi ricevuti e copie effettivamente vendute, in modo da integrare il successo di mercato tra i criteri di assegnazione, premiare le testate che ottengono un buon riscontro di pubblico e impedire che la tiratura venga gonfiata a fronte di vendite scarse.
Il Parlamento ha abbassato la soglia di accesso ai finanziamenti al 25% delle copie vendute sul totole distribuito, nel testo del Governo la soglia era stata alzata al 30% dal 15% attuale. La nuova soglia, che entrerà in vigore dall’anno prossimo, come la precedente riguarda soltanto le copie in edicola, non lo strillonaggio o le vendite in blocco. La soglia di accesso ai contributi sarà più alta (35%) per le testate locali. La camera ha, inoltre, abbassato anche il numero di regioni necessarie per essere considerati un periodico a tiratura nazionale (da 5 a 3).
Il 50% del contributo alle testate sarà, inoltre, calcolato in base ai costi per il personale dipendente, per l’acquisto della carta, della stampa e per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa.
Introdotte nuove regole anche per le cooperative giornalistiche. Le cooperative, per accedere ai finanziamenti pubblici, dovranno: essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici e grafici editoriali; i soci dovranno essere in prevalenza di giornalisti e la maggioranza dei soci dipendenti della cooperativa dovranno avere un contratto a tempo indeterminato. Inoltre, dovranno “essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi”. Per quanto riguarda i livelli minimi occupazionali necessari per accedere ai contributi, le cooperative editrici di quotidiani dovranno avere almeno 5 dipendenti (tempo indeterminato), le testate periodiche almeno 3. Le cooperative editoriali non dovranno, però, rispettare il requisito di 5 anni dalla loro costituzione, nel caso di subentro o acquisto di una testata, per accedere ai finanziamenti.
Novità anche per la distribuzione. Edicole e rivenditori, a partire dal primo Gennaio 2013, dovranno garantire la tracciabilità delle vendite attraverso l’utilizzo dei codici a barre. L’adeguamento tecnologico necessario verrà favorito tramite un credito di imposta, nel 2012, per gli operatori (non superiore ai 10 milioni di euro e da finanziare attraverso risparmi).
Norme più specifiche riguardano: la delegificazione-semplificazione per le piccole testate online (fatturato non superiore ai 100 mila euro) che non saranno obbligate a registrarsi presso i tribunali; la stampa non profit (sconti sulle tariffe postali); e l’introduzione di un contributo di 2 milioni di euro annui per i periodici italiani pubblicati all’estero.
Positivo il commento di Franco Siddi, segretario generale della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana). “La legge rende finalmente chiaro che l’editoria è un settore che merita sostegno pubblico soltanto sulla base di criteri di trasparenza e di qualificazione professionale espressa e misurata attraverso il lavoro giornalistico regolarmente inquadrato secondo contratto collettivo, diritto del lavoro e obblighi previdenziali. In una parola: contributi si ma a giornali veri fatti da giornalisti e solo se espressione di idee politiche, culturali, cooperative vere, minoranze linguistiche o destinati alle comunità italiane all’estero’‘. Siddi è, però, preoccupato per i finanziamenti previsti (57 milioni per l’esercizio in corso) e ritiene la legge solamente un punto di partenza per un intervento più strutturale.