Da una recente indagine di Electric Power research Institute –USA- cresce l’uso dei social network nella gestione sia interna che esterna dei servizi di utility. Secondo l’indagine circa un terzo delle compagnie americane intervistate impiega soluzioni social per comunicare con i loro operatori sul campo e sopratutto le ha utilizzate in casi di emergenza verso gli utenti esterni. Sintomatico il comportamento degli utenti nel corso dell’ultimo uragano newyorkese che ha fatto uso soprattutto di twitter, per sapere che misure intraprendere nella contingenza.
Giriamo di qualche grado il globo e ci ritroviamo in Italia, dove gli utenti temono lo switching non delle utenze, non solo verso il libero mercato – che di fatto tranne casi eccezionali conviene ancora poco- ma sopratutto tra gestori. Perché? Indagini di vari soggetti coinvolti più o meno nell’equilibrio del sistema se lo stanno chiedendo e sembra che la vera killer application possano essere i servizi accessori, come conoscere in tempo reale i propri consumi e gestire anche da remoto la propria abitazione. Tutto questo si può fare, tecnologicamente parlando, ma per farlo funzionare davvero servono: infrastrutture che si parlano- e rispondono- in tempo reale; passaggi di contratto e gestione del dato fluida; e perché no, anche n po’ di servizi aggiuntivi pronti sul piatto.
Tutto ciò adesso ancora stenta a partire, quindi non mi sorprenderei se guardando di qua e di là dal globo, a breve il salto dell’ostacolo non lo facessero i cellulari connettendosi con i nostri contatori e magari twittando le informazioni al server centrale, che sì, dimenticavo, dovrebbe essere uno solo. Ma ci stiamo arrivando no?