Dopo il lancio nel 1931 dei primi pick-up elettromagnetici di Adolph Rickenbacker, che resero possibile la costruzione della chitarra elettrica, cambiando così per sempre le sonorità della musica moderna, e la successiva introduzione delle potenzialità offerte dal digitale, che diede il via all’era di campionatori e sintetizzatori, un nuovo strumento musicale si propone di rivoluzionare (impresa non poco impegnativa) l’universo delle sette note.
Il musicista giapponese Masaki Batoh ha creato un (fin troppo) appariscente casco in grado di inviare le proprie onde celebrali, attraverso un classico sistema di Elettroencefalografia, ad un dispositivo che trasforma le loro frequenze in suono.
L’apparecchio, chiamato “BPM (Brain Pulse Music) Machine” utilizza infatti come input i vari tipi di onde che il nostro cervello produce in maniera fisiologica, a secondo dell’attività che sta svolgendo (le Delta nel sonno profondo, le Theta nella fase REM, le Gamma negli stati di tensione, e così via).
Dopo che il segnale arriva dal casco al controller, che ospita la gestione di diversi effetti, come il volume di uscita e la modulazione del suono, è sufficiente collegare l’output ad uno speaker per ascoltare e lavorare la sonorità prodotta dal dispositivo.