Trasformazione digitale: a che punto siamo?
- La selezione interna (52 percento) e le piattaforme social (43 percento) costituiscono gli strumenti maggiormente utilizzati per il reclutamento dei talenti in Italia. Anche per la media delle aziende europee la selezione interna rappresenta lo strumento principale per occupare un posto vacante (51 percento) e l’uso delle piattaforme social per pubblicizzare le posizioni aperte e trovare candidati è più o meno allo stesso livello dell’Italia, con una differenza di soli due punti percentuali (43 percento in Italia; 41 percento in Europa). Le aziende italiane utilizzano le piattaforme di reclutamento molto meno delle rispettive controparti europee (37 percento in Italia; 48 percento in Europa), e lo stesso vale per le agenzie di selezione: solo il 30 percento delle aziende italiane intervistate afferma di preferire questo metodo per ricercare i talenti, contro il 43 percento in Europa.
- I requisiti professionali sono l’aspetto più importante per le aziende italiane (52 percento). I requisiti scolastici sono, invece, in linea con la media europea del 41 percento. Tuttavia, mentre le aziende europee ritengono che le capacità di problem solving siano un requisito essenziale nel processo di selezione, le aziende italiane sembrano attribuire a questo aspetto un’importanza decisamente inferiore (il 33 percento in Italia contro il 38 in Europa).
- La formazione sul lavoro costituisce in Italia la pratica più importante per lo sviluppo dei dipendenti (65 percento). Inoltre, le aziende italiane sembrano attribuire molta importanza ai programmi di formazione e coaching, che costituiscono le tre pratiche di sviluppo più importanti del paese. Diversamente dalla media Europea, le aziende italiane in genere sfruttano molto meno (13 percento) i programmi di inserimento (onboarding) rispetto a quelle europee (29 percento).
- Negli ultimi tre anni la revisione annuale ha perso popolarità in Italia, sebbene costituisca ancora una forma di revisione molto diffusa. Nel 2018 molte aziende italiane (43 percento) hanno adottato cicli di revisione strutturati e regolari con cadenza trimestrale.
- Negli studi precedenti IDC ha esaminato il modo in cui HR, IT e il resto dell’azienda lavorano insieme, elemento fondamentale per la trasformazione digitale. I risultati italiani sono superiori alla media europea per l’allineamento tra HR e IT (media di 3,85 in Italia e 3,73 in Europa), così come per l’allineamento tra business e IT (media di 3,87 in Italia e 3,68 in Europa). Lo stesso schema emerge anche per l’allineamento fra HR e business (media di 3,83 in Italia e 3,73 in Europa).
“Ci troviamo oggi nell’era della Skill Economy, caratterizzata da costanti cambiamenti e dalla necessità di adattare continuamente le competenze e di innovare. Tutti concordano sul fatto che l’innovazione sia fondamentale se le imprese devono sopravvivere in un mondo digitale in rapida evoluzione, ma innovazione può essere un concetto astratto e difficile da definire. I risultati dell’indagine mettono in evidenza un chiaro collegamento tra velocità di innovazione e gestione dei talenti e il motivo per cui quest’ultima è così importante”, ha commentato Federico Francini, Regional Sales Director, Cornerstone OnDemand Italia. “Uno dei principali ostacoli che impedisce alle aziende italiane di portare avanti il proprio percorso di trasformazione digitale è la resistenza culturale al cambiamento. Ad esempio, le aziende italiane sembrano ancora dipendere fortemente da forme di selezione interne, piuttosto che utilizzare agenzie specializzate e piattaforme di reclutamento che possono aiutare a identificare candidati esterni con competenze adeguate, nuove idee e una mentalità innovativa. Per innovare davvero, le direzioni HR italiane devono incoraggiare il cambiamento e coordinare la gestione dei talenti in tutte le fasi del ciclo di vita del dipendente: dalla selezione all’onboarding, dalla revisione delle performance allo sviluppo. Il coordinamento di questi sforzi aiuterà le aziende a prevedere future carenze di competenze e pianificare i cambiamenti futuri, aumentando al tempo stesso produttività e innovazione“.
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