
Quanto, i cittadini italiani, conoscono il concetto di sostenibilità, e in che modo percepiscono i principali problemi ambientali – e non solo – che ci troviamo ad affrontare? Quale importanza attribuiscono agli strumenti tecnologici nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità? E soprattutto, in che modo l’appartenenza a diverse generazioni influenza le loro opinioni? È a queste domande che risponde la nuova ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dal titolo “Generazioni”, presentata al pubblico lo scorso 8 aprile in occasione del Digital Sustainability Day, evento annuale della Fondazione.
Quello che emerge dalle analisi della Fondazione è un quadro di apparenti contraddizioni e ambivalenze. E che questo sia frutto di un “inconscio digitale” che sembra ormai essere parte di noi – come puntualmente esaminato da Giuliano Castigliego nel suo articolo – o di una vera e propria crisi di consapevolezza (non solo tra i più “anziani”), occorre porvi rimedio: per dotarci, tutti, degli strumenti – non solo tecnologici, ma anche culturali – necessari alla creazione di un futuro più sostenibile.
Nello specifico, la ricerca – sviluppata nell’ambito dell’Osservatorio della Fondazione e basata sull’indice DiSI (Digital Sustainability Index) – esamina le differenze generazionali nella percezione dei temi connessi alla sostenibilità digitale, confrontando 4 generazioni di italiani: Generazione Z (18-28 anni), Millenial (29-44 anni), Generazione X (45-60 anni) e Baby Boomer (61-75 anni).
“Il nostro obiettivo è stato quello di comprendere come il rapporto con il digitale cambi in base all’età e quali siano le sfide e le opportunità che ne derivano”, ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Il risultato è che non esiste un’unica transizione digitale, ma percorsi differenti a seconda delle generazioni, ognuno con le proprie peculiarità e criticità. E con queste, peraltro, i numeri sfatano alcune convinzioni consolidate sulla percezione e il punto di vista dei giovani su sostenibilità e digitalizzazione”.
Per un giovane su quattro il cambiamento climatico non è una priorità
Esaminando il livello di conoscenza dei temi della sostenibilità, e messo questo in relazione con la capacità di tradurre la consapevolezza in azioni concrete, la ricerca evidenzia un divario significativo tra i giovani e le persone più “mature”. Nel dettaglio, il 22% dei più giovani dichiara di conoscere molto bene il concetto di sostenibilità, contro solo l’8% registrato nelle generazioni più avanzate. Il 34% dei membri della Generazione Z, invece, dichiara di non conoscere per nulla questo tema, rispetto al 54% – dunque più di uno su due – dei Baby Boomer.
Tuttavia, ad un maggiore livello di profondità, lo scenario cambia. In particolare, quando viene chiesto agli italiani di esprimersi riguardo un tema cruciale come il cambiamento climatico. In questa direzione, un italiano su quattro (27%) pensa che, pur essendo un problema serio, non richieda un intervento immediato. Nonostante la maggiore sensibilità e consapevolezza dei giovani su questi temi sia ormai opinione comune, i risultati mostrano che mentre il 31% dei Millenial e il 27% della Generazione Z pensano che ci sia ancora tempo per intervenire sul cambiamento climatico, ben il 67% degli over 60 intervistati considera questo tema una priorità assoluta. Dati, questi, che rompono il luogo comune che descrive i più adulti come meno sensibili ai temi ambientali rispetto ai giovani.
Digitale e sostenibilità: differenze generazionali
Nonostante ciò, è interessante osservare come tra la Generazione X e i Baby Boomer l’ambientalismo si accompagni spesso ad un atteggiamento di forte diffidenza verso il mondo digitale. Al contrario, nella Generazione Z e nei Millenial, chi è più sensibile a temi come il cambiamento climatico e l’inquinamento presenta indici elevati sia in termini di sostenibilità sia di digitalizzazione.
Risultati che appaiono sostanzialmente in linea con le differenze generazionali emerse tra i diversi profili: i giovani – il 48% della Generazione Z e il 33% dei Millenial – sono in gran parte persone che usano molto il digitale e che si impegnano attivamente per la sostenibilità, in misura superiore rispetto ai membri della Generazione X e dei Baby Boomer.
Più competenze digitali per una reale trasformazione
Importante però sottolineare, come emerge costantemente dalle rilevazioni effettuate dall’Osservatorio della Fondazione in questi anni, che dichiarare il proprio interesse per la sostenibilità non basta per stimolare comportamenti sostenibili, soprattutto quando il grado di adozione del digitale è basso. Persino nella Generazione Z e nei Millenial, persone che utilizzano largamente il digitale e che sono attente alla sostenibilità, si rileva infatti una scarsa adozione di tecnologie sostenibili, che ostacola la messa in campo di comportamenti concreti verso la sostenibilità.
E questo, com’è facile immaginare, peggiora con l’età, raggiungendo livelli quasi nulli nella Generazione X e nei Baby Boomer. Tutto ciò mette in evidenza come l’interesse verso la sostenibilità, senza uno specifico supporto digitale, perda di efficacia, sottolineando l’importanza dello sviluppo di competenze digitali per tutti per diffondere stabilmente comportamenti sostenibili. Un’azione assolutamente necessaria, senza la quale l’interesse per la sostenibilità rischia di rimanere pura sensibilità teorica, soprattutto con l’avanzare dell’età.