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Il Politecnico di Milano e Cineas, Consorzio universitario no-profit specializzato in cultura del rischio, hanno presentato i risultati della prima edizione dell’Osservatorio Risk Management nelle PMI italiane.

L’indagine si basa su un campione di 427 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale e appartenenti a tutti i settori dell’economia e ha come obiettivo fotografare lo stato dell’arte del risk management nelle piccole e medie aziende italiane. Questo significa capire quanto queste siano pronte ad affrontare e rispondere ai rischi in maniera adeguata.

Nello specifico è emerso principalmente che il 35% delle imprese italiane ha visto aumentare il proprio profilo di rischio negli ultimi cinque anni e il 25% ritiene che i rischi aumenteranno nei prossimi anni.

Per quanto riguarda l’approccio alla gestione del rischio, una buona parte, circa il 53%, delle imprese percepisce correttamente il rischio non solo come fonte di minaccia, ma anche come fonte di opportunità.

Tra le varie tipologie di rischio, quello finanziario viene percepito come l’area più critica (48%), seguito da quello operativo (35%); le stesse categorie di rischio, operativo (46%)e finanziario (41%), sono le categorie che assorbono maggiori risorse.

L’indagine prosegue con l’evoluzione del profilo di rischio percepito dalle imprese nel passato, la situazione attuale e le aspettative per il futuro. Il 17% degli intervistati ritiene di avere un profilo di rischio alto, il 58% medio e il 25% basso. L’incidenza delle imprese che negli ultimi 5 anni hanno visto aumentare il loro profilo è elevata (35%), così come quella che prevede un aumento nei prossimi anni (25%), mentre solo un modesto 5% ritiene che il profilo di rischio potrà ridursi nel prossimo futuro.

 Per quanto riguarda le risorse investite nella gestione dei rischi, quasi nessuna delle aziende intervistate prevede di ridurre il proprio profilo di rischio nei prossimi tre anni, e tra quelle che prevedono un aumento del profilo di rischio, ben il 57% dichiara che gli investimenti in risk management cresceranno nel tempo.

Andando ad analizzare le tecniche e gli strumenti che le PMI adottano per la valutazione del rischio si rileva che sono poche le imprese che si sono dotate di procedure formali e standardizzate per le diverse fasi che compongono il processo di risk management. L’82% delle imprese formalizza meno di tre fasi su cinque, e solo il 3% le formalizza tutte; altrettanto poche sono quelle che, indipendentemente dalle tecniche adottate, misurano la probabilità di accadimento (37%), mentre il 63% considera gli impatti finanziari dei rischi cui è esposto.

Per quanto riguarda i ruoli e le responsabilità per la gestione del rischio, è risultata molto bassa l’incidenza delle imprese che dedica una risorsa a tempo pieno ad attività di risk management. Solo l’11% delle imprese, infatti, affida il compito a consulenti esterni, mentre nella grande maggioranza dei casi (88%) il compito è assolto da una figura interna che ricopre altri ruoli come l’Amministratore (58%) o il Direttore Finanziario (26%).

Infine, dall’analisi emerge quanto poco la cultura del rischio sia diffusa all’interno delle aziende. Quasi nessuna azienda prevede iniziative di formazione rivolte a tutti i dipendenti, ma solo al top management (per il quale sono previsti corsi formazione ad hoc nel 17% dei casi, seminari nel 16% e workshop nel 19% dei casi) e ai responsabili della gestione del rischio (per il quale sono previsti corsi formazione ad hoc nel 23% dei casi, seminari nel 15% e workshop nel 20% dei casi).

Il 17% delle aziende dichiara di avere in programma per il futuro iniziative rivolte a tutti i dipendenti, il 32% iniziative rivolte solo al top management e 31% rivolte ai responsabili per la gestione del rischio.

SCRITTO DA redazione

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